domenica 31 marzo 2019

Brunei. Le nuove severissime leggi che fanno discutere

Il sultano del Brunei. Foto: Facebook. 
In Brunei, piccolo Stato nel Borneo, Sud Est asiatico, stanno per entrare in vigore nuove, severissime leggi basate sulla Shari’a, rivoluzionando il sistema penale. La notizia ha fatto il giro del mondo, raccogliendo durissime critiche.

Il prossimo 3 aprile, in Brunei, entreranno in vigore nuove leggi basate sulla Shari’a. Nel piccolo Stato situato nel Sud Est asiatico gli adulteri e gli omosessuali rischiano la lapidazione, mentre i furti verranno puniti con l’amputazione della mano e, in caso di recidiva, anche del piede. 


Leggi durissime, che stanno, ovviamente, sollevando un vespaio di polemiche e accuse contro il sultano, Hassanal Bolkiah, sul trono dal 1967 e con un patrimonio di circa 20 miliardi di dollari che lo inserisce nella lista degli uomini più ricchi del mondo. Già da alcuni anni l’Islam in Brunei, colonia inglese fino al 1984, ha assunto una “forma” man mano più rigida e conservatrice. 

Nel 2014 è stata annunciata l’introduzione della Shari’a nel Paese ed è entrata in vigore la prima parte del nuovo Codice Penale. Poche ore fa si è arrivati a questa ulteriore, dura svolta. Amnesty International ha parlato di “punizioni crudeli e disumane”. La ricercatrice del Brunei per l’organizzazione, Rachel Chhoa-Howard, ha dichiarato: “L’introduzione di queste misure nel codice penale permetterebbe punizioni come la lapidazione e l’amputazione anche per i minori, per citare solo gli aspetti più crudeli di questo provvedimento”. 

Le leggi in questione, a quanto pare, verranno applicate solo alla popolazione islamica, ovvero al 70% della popolazione. La ricercatrice prosegue: “Legittimare sanzioni così crudeli e disumane è già terrificante, ma alcuni dei ‘reati’ previsti, come ad esempio i rapporti fra persone dello stesso sesso consenzienti non dovrebbero nemmeno essere considerati tali. Queste norme ingiuste erano già state ampiamente condannate quando furono discusse per la prima volta cinque anni fa”. 

Già nel 2015 il sultano aveva proibito di festeggiare il Natale, vietando, come riporta il Daily Telegraph, di “indossare simboli religiosi, come croci, accendere candele, addobbare alberi di Natale, montare decorazioni, cantare inni religiosi o mandare auguri...” Chiunque avesse trasgredito la legge, avrebbe rischiato fino a 5 anni di carcere. In Brunei è vietata la vendita di bevande alcoliche e sono puniti con multe quanti non pregano in moschea il venerdì. 

Queste notizie hanno scatenato anche la reazione di alcune star di Hollywood: George Clooney, seguito da Elton John, ha proposto di boicottare i nove hotel di lusso (tra cui figurano anche l’Eden di Roma e il Principe di Savoia a Milano) collegati al sultano e, a tal proposito, ha scritto una lettera aperta al magazine “Deadline”. 

L’attore è consapevole del fatto che, quasi sicuramente, il boicottaggio non avrà l’effetto sperato e nella missiva spiega che il personale dell’hotel non ha alcuna colpa per quanto sta accadendo, ma è necessario decidere da che parte stare: “Sono bellissimi hotel. Le persone che lavorano lì sono gentili e disponibili e non hanno niente a che fare con la proprietà. Ma ogni volta che entriamo per un meeting o una cena, diamo dei soldi a chi condanna i propri cittadini a morte perché gay o adulteri. Vogliamo davvero contribuire a pagare per queste violazioni dei diritti umani?”

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