lunedì 27 giugno 2016

Ramadan. Le migliori app

Fonte immagine: http://www.oceanofwallpapers.com/
Ad alcuni potrà sembrare un controsenso ma, in realtà, fede e tecnologia non sono due mondi agli antipodi. Negli ultimi anni diverse religioni, attraverso le loro autorità e gli stessi fedeli, si sono servite di Internet, per fare un esempio tra i più evidenti, come supporto per spiegare idee e culti.
Purtroppo, come sappiamo, non sempre la conoscenza scientifica e tecnologica è stata usata a fin di bene, che sia per ragioni politiche, economiche o religiose conta poco. La responsabilità dell’utilizzo di un mezzo è nelle mani degli uomini, i quali hanno dimostrato di non essere sempre in grado o di non avere a cuore, in ogni momento, il miglioramento e il bene di tutta l’umanità.
Discorsi, questi, di cui siamo (o dovremmo essere) tutti consapevoli benché, all’atto pratico, esista ancora un divario tra chi usa “bene” (e a fin di bene per se stesso e per gli altri) la tecnologia e chi la usa “male” (e per scopi illeciti). Questa volta, però, parleremo di un connubio diverso, più specifico e piuttosto riuscito fra tecnologia e religione. In questo post troverete una selezione delle migliori app per il Ramaḍān.
Tale selezione è soggettiva, quindi se conoscete altre applicazioni di questo tipo che ritenete altrettanto valide, non esitate a segnalarle nei commenti. Non è detto, infine, che un articolo del genere debba interessare esclusivamente i musulmani; vedrete che alcune funzioni delle app suggerite possono essere un valido supporto per chi vuole conoscere meglio la religione islamica (o è già un appassionato di tematiche religiose), uno spunto per approfondire il culto e i riti, ad esempio.
Cominciamo subito…


Ramaḍān 2016: app con una grafica lineare, riporta tutti gli orari delle preghiere, dell’inizio e della fine del digiuno (si può anche attivare le notifiche per segnalarli sul cellulare). Inoltre è possibile consultare il Corano, disponibile in otto lingue e ascoltarlo in arabo. L’applicazione è dotata della bussola che indica la qibla e tra le funzioni vi sono le invocazioni ad Allah con relative trascrizione e traduzione in inglese, l’elenco dei 99 nomi di Allah e i calendari islamico e gregoriano con convertitore di date. 

Muslim Pro: app completa e dalla grafica accattivante. Consente, in base alla posizione geografica, di trovare la moschea e i luoghi del ḥalāl più vicini. E’ dotata di un calcolatore che permette di conteggiare l’esatto importo della zakāt (elemosina) e di un archivio fotografico da cui è possibile selezionare immagini da inviare come cartoline digitali. Inoltre è presente la funzione relativa al tasbīḥ ovvero il “rosario” arabo. Non mancano, ovviamente, la lista dei 99 nomi di Allah, la bussola per la qibla, le invocazioni, l’orario delle preghiere e le versioni araba e italiana del Corano (con audio in arabo). E’ disponibile una versione premium dell’app.

Athan Pro: dal punto di vista grafico è l’app più elegante tra quelle selezionate. Riporta l’ḥadīth ovvero del giorno in arabo e in inglese, la preparazione e l’esecuzione dei riti ‘umrah e ḥaǧǧ. Anche Athan Pro è dotata di bussola per la qibla, dell’elenco dei 99 nomi di Allah, del tasbīḥ di sfondi per il cellulare e dell’orario delle preghiere e del digiuno. C’è anche la possibilità di vedere due video tratti da canali arabi. Le altre funzioni, come quella relativa alla ṣalāt, con spiegazioni sul modo di pregare e sull’origine delle preghiere islamiche, possono essere scaricate a parte, cliccando sulle rispettive icone.

Prayer Times & Qibla Pro: app semplice ma ben sviluppata. Oltre alle funzioni come quella relativa al tasbīḥ o ai nomi di Allah, vero “must” per questo tipo di applicazioni, è presente un convertitore di date basato sui calendari islamico e gregoriano e la spiegazione, in inglese, dei cinque Pilastri dell’Islam.

I Quran Lite: è presente in una grafica molto semplice ma ben curata, Il Corano in arabo e in inglese. Si possono attivare anche traduzioni in altre lingue, ma tale opzione è presente solo nella versione Pro dell’applicazione. In I Quran Lite sono riportate anche le principali regole del taǧwīd con relativi esempi audio.

Ramaḍān Duas: è l’applicazione dedicata alle invocazioni ad Allah, disponibili in arabo e in inglese. Ne viene espresso il significato e segnalati i giorni in cui devono essere recitate. La grafica, anche in questo caso, è molto intuitiva, ma funzionale.


L'unica pecca di tutte le app selezionate è la presenza di pubblicità, a quanto pare divenuta inevitabile anche in tali casi. Per il resto sono state studiate con una certa cura e risulta piuttosto interessante osservare, attraverso queste, il connubio tra tecnologia e religione.
Ovviamente se vogliamo davvero studiare e approfondire l’Islam e il mondo arabo, dobbiamo affidarci ai libri, ai viaggi, ai bravi insegnanti. Tutto questo, piaccia o meno, la tecnologia non può ancora sostituirlo. Inoltre dobbiamo sempre prestare attenzione al materiale che troviamo su Internet (in forma di siti, app e via di questo passo), soprattutto quando riguarda temi complessi e scottanti.
Selezione e buon senso non possono mancare, insieme alla volontà di approfondire, verificare e comparare.

lunedì 13 giugno 2016

Il Ramadan tra Storia e religione

Immagine tratta da: http://www.oceanofwallpapers.com/

“O voi che credete, vi è prescritto il digiuno come era stato prescritto a coloro che vi hanno preceduto…Chi però è malato o è in viaggio, digiuni in seguito altrettanti giorni. Ma per coloro che a stento potrebbero sopportarlo c’è un’espiazione: il nutrimento di un povero…E’ nel mese di Ramadan che abbiamo fatto scendere il Corano, guida per gli uomini e prova di retta direzione e distinzione…”
(Corano, sūra II, al-Baqara, La Giovenca, 183-185)

Perché i musulmani celebrano il mese di Ramaḍān (رمضان)? Qual è  l’origine della tradizione del digiuno e quali precetti religiosi è necessario osservare? Quali sono le radici storiche di questo momento tanto importante per la comunità islamica?

Il Ramaḍān , che quest’anno cade tra il 7 giugno e il 5 luglio, è un periodo di purificazione e riflessione per i musulmani. Contrariamente a quanto sostengono alcuni, non si tratta di un mese in cui tutte le notti sono dedicate a festeggiamenti esagerati. Il Ramaḍān rappresenta, infatti, una sorta di “pausa” della mente, durante la quale dedicarsi non solo alla preghiera, ma anche all’attenta lettura del Corano e alla meditazione sul testo. I musulmani ricordano, in questi giorni, la Rivelazione del Libro Sacro al profeta Maometto, attraverso l’arcangelo Gabriele. Proprio per onorare tale Messaggio i credenti seguono il precetto del digiuno, che è anche uno dei Pilastri dell’Islam.


Immagine tratta da Wikipedia
Lo studioso Di Nola, nel saggio “L’Islam. Storia e segreti di una civiltà” (Newton Compton, 1998), spiega che tale uso è stato, con tutta probabilità, mutuato dal Cristianesimo e dall’Ebraismo. In un primo momento Maometto adottò “l’ʿĀshūrāʾ” (اشوراء), ovvero il giorno del digiuno, rifacendosi alla tradizione ebraica collegata allo Yom Kippur (“giorno dell’espiazione”); anche durante quest’ultima celebrazione, infatti, alcune azioni come mangiare, bere o avere rapporti sessuali sono rigorosamente vietate. Le relazioni diplomatiche tra il Profeta e il popolo ebraico, però, vacillarono per questioni politiche e religiose, dunque l’Āshūrāʾ assunse carattere facoltativo e il mese di Ramaḍān divenne, a tutti gli effetti, il periodo dell’astinenza obbligatoria.

A tal proposito si può aggiungere che la radice della parola Ramaḍān, ovvero “rmḍ” vuol dire “calore”: questo periodo, quando gli Arabi usavano ancora il mese intercalare per far coincidere l’anno solare e quello lunare (sistema abolito dallo stesso Maometto), cadeva nel bel mezzo dell’estate (ora la sua posizione, come si sa, è “mobile”, dal momento che i musulmani usano calcolare il tempo in base all’anno lunare, partendo dall’Egira, avvenuta nel 622 d.C.).

I malati, i viaggiatori, le donne incinte, le puerpere, le donne durante il ciclo mestruale e i bambini sono alcune delle categorie di persone che possono evitare il digiuno. Nei casi più gravi o, in generale, di evidente impossibilità, la dispensa è totale e può essere sostituita dall’elemosina; altrimenti è necessario recuperare i giorni in cui non è stato possibile osservare la tradizione religiosa. Per esempio un viaggiatore si trova in una condizione per cui il digiuno, una volta terminato il viaggio e se non vi sono altri seri impedimenti, può essere ripreso, recuperando il tempo “perduto”.

L’astinenza, quindi, fa parte di un più ampio percorso spirituale di espiazione ed è regolata in maniera molto dettagliata dal fiqh (الفقه‎ il diritto), in base al quale, tra l’altro, anche il fumo, i rapporti sessuali e l’alcol sono annoverati tra le cause di interruzione del digiuno. Questo percorso, ovviamente, riguarda sia il corpo che l'anima: durante il Ramaḍān è doveroso astenersi dai litigi, dalle bugie e dai pettegolezzi. Il fedele, insomma, deve cercare di mantenersi in uno stato di purità assoluta. Ogni giorno, prima dell’alba, questi dovrebbe formulare la “nīyya” (نية), cioè “l’intenzione” del digiuno.

Nella pratica, però, è ormai consuetudine fare tale dichiarazione solo una volta, al tramonto della notte che precede l’inizio del Ramaḍān. Di solito, poi, i musulmani preferiscono fare un pasto frugale prima che il sole si affacci all’orizzonte (sāḥūr) e solo dopo il tramonto interrompere il digiuno con un pasto più sostanzioso (faṭūr).

Il primo giorno del mese di Šawwāl (شوّال) si chiude ufficialmente il tempo della purificazione. Il Ramaḍān è appena passato (Ramaḍān e Šawwāl sono, rispettivamente, il nono e il decimo mese del calendario islamico) e il digiuno viene interrotto con la festa dell’ʻĪd al-Fiṭr (عيد الفطر‎‎), caratterizzata da sontuosi banchetti, dallo scambio di doni (destinati soprattutto ai bambini) e da un periodo di riposo da passare in famiglia.


La Notte del Destino

Si è già accennato alla celebrazione della Rivelazione durante il mese di Ramaḍān nell’anno 610. Il Corano narra questo evento fondamentale per l’Islam nella sūra al-Qadr,Il Destino”: “…Invero lo [in riferimento al Corano] abbiamo fatto scendere nella Notte del Destino…la Notte del Destino è migliore di mille mesi. In essa discendono gli Angeli e lo Spirito [in riferimento all’arcangelo Gabriele], con il permesso del loro Signore…E’ pace, fino al levarsi dell’alba” (al-Qadr, 96, 1-8).

Per tradizione la Notte del Destino (“Laylat al-Qadr” لیلة القدر‎‎) viene ricordata nella notte tra il 26 e il 27 di Ramaḍān. I fedeli musulmani si riuniscono nelle moschee o rimangono in casa a pregare, a leggere il Corano e a chiedere perdono per i peccati fino all’alba.

Il Libro Sacro racconta anche la “discesa” del Messaggio di Allah su Maometto: “Leggi! In nome del tuo Signore che ha creato…l’uomo da un’aderenza. Leggi! Che il tuo Signore è il generosissimo, Colui che ha insegnato mediante il calamo…all’uomo quello che non sapeva” (sūra “al-‘Alaq”, “L’Aderenza”, 96, 1-5).


Il Pellegrinaggio

Immagine tratta da: http://ramadanwallpapers.com/
Come ogni anno si prevede un’alta affluenza di pellegrini verso La Mecca per l’ḥaǧǧ (حَجّ), il pellegrinaggio. Proprio in vista di questo evento l’Arabia Saudita ha rafforzato i controlli e i sistemi di sicurezza.

L’Iran, stando alle notizie più attuali, ha sospeso il pellegrinaggio per tutto il 2016 adducendo come spiegazione la mancata sicurezza dei viaggiatori, soprattutto dopo gli incidenti avvenuti nella città sacra lo scorso anno; nella calca persero la vita 717 persone, tra cui circa 500 iraniani e ne rimasero ferite più di 800.

La questione ha dato origine a una vera e propria crisi diplomatica, a cui non sono estranei anche interessi economici, tra Iran e Arabia Saudita. A ciò si somma il valore religioso del pellegrinaggio, uno dei cinque Pilastri dell’Islam, su cui si sono basati i tentativi di mediazione.


Conclusione

Il mese di Ramaḍān rappresenta un momento di “connessione” tra l’uomo e la divinità. La consapevolezza di questo legame è presente in tutte le religioni, benché sia espressa in modi e tempi diversi.

Tale “connessione”, per chi crede, non si interrompe mai, ma rischia di rimanere nascosta tra gli impegni e la frenesia della vita quotidiana. I periodi di purificazione, preghiera e studio servono proprio a ritrovare “il filo” che collega la parte umana a quella divina, sono un’interruzione della quotidianità che spinge gli uomini alla ricerca interiore che li aiuterà ad affrontare l’esistenza seguendo la coscienza.


Bibliografia e sitografia

La Repubblica sugli incidenti a La Mecca:
Donner Fred, “Maometto e le origini dell’Islam”, Einaudi, Torino, 2011;
Mandel Gabriele, “Islam”, Electa, Milano, 2006;
a cura di Bausani Alessandro, “Il Corano”, Rizzoli, Milano, 2006;
Piccardo Hamza Roberto, “Il Corano”, Newton Compton, Roma, 2006;
Di Nola Alfonso, “L’Islam. Storia e segreti di una civiltà”, Newton Compton, Roma, 1998; Bausani Alessandro, “L’Islam”, Garzanti, Milano, 1999.