lunedì 6 febbraio 2017

La regina di Saba tra Storia e leggenda

Chi era la regina di Saba? Cosa sappiamo davvero di lei? Spesso non è facile dipanare i fili della Storia da quelli della leggenda, intrecciati dal tempo fino a formare un intricato arabesco. Le fonti, persino la memoria che si perde tra i solchi dei secoli, possono rappresentare un ostacolo nella ricerca.
G. Demin, "La regina di Saba in visita a Salomone", XIX sec.

Vale sempre la pena, però, continuare a indagare senza mai stancarsi, pensare, dar vita a idee e teorie da dimostrare con la pazienza e lo studio. Questo è l’unico modo per favorire il progresso intellettuale (e non solo quello).

Sulla regina di Saba (Sheba) non abbiamo molte notizie e le fonti di cui disponiamo sono tre: La Bibbia, il Corano e l’opera del XIV secolo Kebra Nagast (Gloria dei Re). Stando ai racconti in essi contenuti, la sovrana del regno di Saba, affascinata dalla fama di re Salomone, decise di fargli visita a Gerusalemme, portando con sé ricchi doni.

A quanto pare la regina non era solo bellissima, ma anche molto colta e saggia. Queste doti ammaliarono Salomone in brevissimo tempo, al punto da farlo innamorare, ricambiato, di questa sovrana venuta da lontano. Secondo le fonti etiopi i due ebbero persino un figlio, Menelik, futuro capostipite della dinastia regale abissina.

Per quale motivo la regina si recò a Gerusalemme? Solo per ammirazione verso Salomone? Qual era la collocazione geografica e temporale del regno di Saba? Esistevano dei legami economici e diplomatici tra Israele e questo leggendario regno? Come si chiamava e qual è la vera storia della regina di Saba?

Per gli etiopi il suo nome era Makeda, mentre per i musulmani Bilqis (ma non se ne trova menzione nel Corano). Il suo paese, secondo le ricerche degli studiosi, era situato nella parte meridione della penisola araba, più precisamente in Yemen. Non tutti, però, sono d’accordo con questa teoria; non manca chi identifica il regno di Saba con la stessa Etiopia o, come vedremo, addirittura con l’Egitto.

L’ipotesi più accreditata, comunque, ci parla di un paese molto ricco, la cui estensione comprendeva più o meno gli attuali confini dello Yemen e dell’Etiopia (benché non manchino suggestioni che descrivono la regina di Saba a capo di un popolo nomade e povero). In queste zone risiedevano stabilmente popolazioni sudarabiche immigrate a metà del I millennio a.C. proprio dalla penisola arabica.

Fu questa migrazione a gettare le basi del futuro regno di Axum, che raggiunse l’apogeo tra il III e IV secolo d.C.). Prima dell’arrivo dell’Ebraismo, del Cristianesimo e dell’Islam, queste genti veneravano gli dei mesopotamici Shamesh (il Sole), Sin (la Luna) e Ishtar (la dea della bellezza e dell’amore).

Purtroppo, oggi, ricostruire un’esatta cronologia del regno di Saba e stabilire con certezza se la regina sia esistita e quando è impossibile. Troppe leggende si sono sovrapposte le une alle altre, troppe ipotesi, alcune totalmente prive di qualunque fondamento scientifico, si sono avvicendate nel tempo, offuscando le già scarse possibilità di una incontrovertibile ricostruzione storica. Non ci resta che analizzare più da vicino le tre fonti principali.


La regina di Saba nella Bibbia, nel Corano e nel Kebra Nagast

Il “Kebra Nagast”, il cui significato è “Gloria dei Re”, venne redatto, nella sua versione definitiva (si tratta di una raccolta di racconti riadattati), nel XII secolo. Il libro affonda le radici tanto nella Bibbia quanto nel Corano e uno dei temi principali è proprio l’incontro tra Salomone e Makeda. Viene messo in evidenza il loro dialogo, dopo il quale la regina decide di dedicare le sue preghiere al Dio di Israele e non più al Sole.


Adorazione del Sacro Legno e incontro tra Salomone e la Regina di Saba, Piero della Francesca, 1452-1458


Inoltre viene approfondito il legame amoroso tra i due, da cui nascerà Bayna-Lehkem, ovvero Menelik. La vicenda prosegue proprio con quest’ultimo, il quale decide di recarsi in Israele per conoscere il padre; da qui in poi la storia di Menelik, di Israele e dell’Etiopia si intrecciano alle sorti della leggendaria Arca dell’Alleanza.

Attraverso questi pochi dati, però, non riusciamo a capire per quale ragione la sovrana di Saba si sia recata a Gerusalemme. Lo storico Giuseppe Flavio (37-35/100), che nell’opera “Antichità Giudaiche” racconta proprio la storia del popolo ebraico, ci dà una versione dei fatti molto interessante:

“C’era una donna, regina d’Egitto e d’Etiopia…quando…venne a sapere della virtù e della saggezza di re Salomone, venne assalita da un fortissimo desiderio di conoscerlo”
(VII, pag. 165 ed. Utet, 1998).

Dunque questo incontro sarebbe stato il frutto della curiosità? Non tutti gli studiosi concordano. In effetti l’immagine di Makeda che ci è stata tramandata è quella di una donna innamorata del sapere e non sarebbe strano se avesse trovato in Salomone la sua “controparte intellettuale”.

Il Kebra Nagast, che narra molto bene l’incontro tra i monarchi, ci fa intravedere l’amore della regina per la conoscenza:

Ella venne sin dai confini della terra, solo per ascoltare la saggezza di Salomone
(Kebra Nagast, 21).

“…Da essere una sciocca sono divenuta saggia solo seguendo la tua sapienza…Salomone…si tolse l’anello e lo diede alla regina, dicendole: «Prendi (questo) così non ti dimenticherai di me. E se il mio seme fiorirà in te, questo anello sarà un segno per lui; se sarà un ragazzo dovrà venire da me»…”
(Kebra Nagast, 29).

Torniamo un attimo al passo citato di Giuseppe Flavio: lo storico, infatti, ci dice che la sovrana non fu solo regina d’Etiopia, ma anche d’Egitto. Esiste davvero un legame tra la terra dei Faraoni e la regina di Saba? Possiamo considerare esatta l’informazione che ci dà Giuseppe Flavio?

Lo scrittore Ralph Ellis, autore del saggio “I sovrani scomparsi dell’Antico Egitto” (Newton Compton, 2004), cerca di sciogliere l’enigma sull’identità di questa sovrana: secondo la versione ufficiale una principessa egiziana, proveniente da un regno potentissimo, non si sarebbe mai sottomessa di fronte a un re d’Israele, abbracciando la sua religione e portandogli addirittura dei doni.

Eppure, ci ricorda Ellis, i due regni erano legati da una lunga storia di alleanze e scambi; dunque, la questo punto, la possibilità che una regina visitasse un paese “amico” non risulta poi così strana.

L’autore puntualizza, infine, che, in base a quanto ci riportano le fonti (da Giuseppe Flavio alla storia di Giacobbe narrata nella Genesi, fino al Corano), non sarebbe assurdo pensare che Saba potesse essere addirittura un regno hyksos indipendente, situato esattamente nel Basso Egitto. Ancora una volta, però, nessuna certezza. Soffermiamoci, ora, sull’incontro vero e proprio tra Makeda e Salomone, narrato nella Bibbia.

“La regina di Saba, sentita la fama di Salomone, venne per metterlo alla prova con enigmi. Venne in Gerusalemme con ricchezze molto grandi, con cammelli carichi di aromi e di grande quantità di oro e di pietre preziose. Si presentò a Salomone e gli disse quanto aveva pensato. Salomone rispose a tutte le sue domande; nessuna ve ne fu che non avesse risposta, o che restasse insolubile per Salomone. La regina di Saba, quando ebbe ammirato tutta la saggezza di Salomone, il palazzo che egli aveva costruito, i cibi della sua tavola, gli alloggi dei suoi servitori, l’attività dei suoi ministri e le loro divise, i suoi coppieri e gli olocausti che egli offriva nel tempio del Signore, ne rimase senza fiato. Allora disse al re: «Era vero, dunque, quanto avevo sentito nel mio paese sul tuo conto e sulla tua saggezza. Io non avevo voluto credere a quanto si diceva finché non sono giunta qui e i miei occhi non hanno visto; ebbene non me ne era stata riferita neppure una metà! ... Nel suo amore eterno per Israele il Signore ti ha stabilito re perché tu eserciti il diritto e la giustizia» …Il re Salomone diede alla regina di Saba quanto essa desiderava…Quindi essa tornò nel suo paese con i suoi servi.”
(Primo Libro dei Re, 10: 1-13).


Dalla Bibbia emerge, come abbiamo visto, un ritratto interessante di Makeda, presentata come una donna intelligente, scaltra, senza dubbio in grado di mettere alla prova un re altrettanto astuto e determinato.

Salomone sa ben destreggiarsi nei labirinti degli enigmi proposti dalla regina; i due sovrani si osservano, si studiano, ma non si temono. In un certo senso sembrano già due “anime gemelle”, per usare dei termini molto moderni e il sentimento che li unisce è, prima di tutto, una vera e propria attrazione intellettuale.

Ritroviamo il racconto dell’arrivo della regina di Saba alla corte di Salomone anche nel Secondo Libro delle Cronache (9: 1-12); in questo caso, però, la narrazione non si distanzia da quella già citata del Primo Libro dei Re. C’è, poi, anche un’altra fonte che narra il celebre incontro tra queste due personalità straordinarie, ovvero i Vangeli di Matteo (12, 42) e Luca (11,31).

In questi passi Gesù rammenta la punizione divina che colpirà, nel Giorno del Giudizio, quanti non hanno creduto al suo messaggio.

“La regina del Sud si leverà a giudicare questa generazione e la condannerà, perché essa venne dall’estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone; ecco, ora qui c’è più di Salomone!”
(Matteo 12, 42).

Nel Corano la terra di Saba è ricordata per le sue ricchezze e per il culto che il popolo tributava al Sole (forse Ra?):

“Ti porto notizie certe sui Saba: ho scoperto che una donna è loro regina, che è provvista di ogni bene e che possiede un trono magnifico. L’ho scorta prosternarsi…davanti al Sole.” (Corano, sura XXVII, 22-24).

Molti studiosi sostengono che la venerazione del Sole potrebbe essere collegata non alla religione dell’Antico Egitto, bensì a quella mesopotamica. Purtroppo dobbiamo limitarci alle congetture, in attesa di possibili sviluppi nelle ricerche.

Per quanto riguarda, invece, il motivo della visita di Bilqis/Makeda in Israele sono state fatte diverse ipotesi: l’alleanza dei due popoli sancita dal matrimonio tra i sovrani (la nascita di Menelik ne sarebbe stata il suggello), la sete di conoscenza della stessa regina e l’ammirazione verso Salomone che l’avrebbe spinta a intraprendere un lungo viaggio pur di confrontarsi con lui sul piano intellettuale.

In questo mare di incertezze e di suggestive ipotesi rimane, intatto, il fascino immortale di un personaggio femminile ancora misterioso, in cui si fondono alla perfezione bellezza, carisma e sapienza.

Bilqis o Makeda poco importa: la regina di Saba è, prima di tutto, un ideale di saggezza e di audacia capace di ammaliare ancora oggi scrittori e registi. Una donna che viaggia per conoscere, che non accetta di restare ferma, di accontentarsi, di sottomettersi a dei limiti che altri le hanno imposto. Da questo punto di vista, dunque, il viaggio non è solo fisico, ma anche “iniziatico”; morale, intellettuale, come abbiamo detto più volte, perfino emotivo.

Se un giorno avremo accesso a prove storiche inconfutabili sull’esistenza della regina di Saba, potremo dare, finalmente, consistenza e “spessore umano” al sogno della vera conoscenza che non ha confini.


Bibliografia

Articolo “Terra divina” di Marco di Branco, Archeo n.380, ottobre 2016, pag.84-104;

Ralph Ellis, “I sovrani scomparsi dell’Antico Egitto”, Newton Compton, 2004;

Giuseppe Flavio, “Antichità giudaiche”, VII, pag. 165 ed. Utet, 1998;

Marek Halter, “La regina di Saba”, Spirali, 2009;

La Sacra Bibbia, Libreria Editrice Vaticana, 1992;

Il Corano, a cura di Alessandro Bausani, Rizzoli, 1988;

Il Corano, a cura di Gabriele Mandel, Utet, 2006.