martedì 19 febbraio 2013

Akhenaton: faraone eretico?

Una nuova sezione dedicata all'Egitto, alla storia antica, moderna e contemporanea di questo importantissimo Paese. Si inizia con uno dei faraoni più celebri e discussi: Akhenaton.
Buona lettura :-) 

Su Akhenaton (Amenhotep IV) si è detto e scritto moltissimo. Per alcuni fu un faraone eretico, fondatore di una sorta di “religione rivelata”, mentre per altri questa “etichetta” è quanto di più lontano ci sia dalla verità. Dov’è la verità? Chi fu veramente Akhenaton e come influì il nuovo culto di cui si fece promotore sull’intero Egitto?

Il destino di un faraone 

Akhenaton, sovrano della XVIII dinastia (Nuovo Regno, XVI-XIV sec. a.C.) era figlio di Amenhotep III e della Grande Sposa Reale Tyi. Il padre di quest’ultima era Yuya, funzionario, cancelliere e sacerdote di Amon, la madre Tuya, nobile egizia ed il fratello Ay, vizir di Amenhotep III e futuro faraone. 

Akhenaton aveva un fratello maggiore, Thutmose, che morì prematuramente. Così, quando anche Amenhotep III raggiunse l’aldilà, il regno venne ereditato dal figlio minore. A quanto si sa Akhenaton ebbe due spose: la celebre Nefertiti, Grande Sposa Reale, probabilmente figlia di Ay e Tyi II (dunque nipote di Yuya e Tuya) e la favorita Kiya, che per molti studiosi fu la madre di Tutankhamon

Akhenaton regnò da solo a partire dal 1378-1352, ma la sua precedente coreggenza con Amenhotep III non è ancora un dato certo e gli studiosi dibattono ancora oggi. Padre e figlio provarono a difendere il regno dagli Ittiti, ma Akhenaton perse molti territori di provincia vitali per l’economia dell’Egitto. Il nuovo sovrano si fece incoronare a Karnak, da ciò si è ipotizzato che, almeno in un primo momento, non fosse in aperto contrasto con i sacerdoti di Amon.

La sua titolatura comprende il “nome di incoronazione” Neferkheperura, “le trasformazioni di Ra sono perfette” e l’epiteto Uaenra, che vuol dire “l’unico di Ra”. Fu nel secondo anno del suo regno che Akhenaton decise di elevare Aton al rango più elevato, fino a quel momento appartenuto ad Amon


La riforma religiosa e la fondazione di Akhetaton

Tra il quarto ed il sesto anno cambiò il suo nome da Amenhotep ad Akhenaton ("gradito ad Aton") ed anche la sua titolatura reale. Nel quinto anno del regno, Akhenaton diede iniziò ai lavori per la costruzione di Akhetaton ("l’Orizzonte del Disco"), situata sulla riva orientale del Nilo.

Nell’idea del faraone la nuova città avrebbe dovuto eguagliare in tutto e per tutto Tebe, diventando una vera e propria capitale, un nuovo centro politico, amministrativo e culturale. Il nuovo culto dedicato ad Aton e la chiusura dei templi a Karnak gli inimicarono il potente clero di Amon. 

A dire il vero questi cambiamenti non hanno nulla a che vedere con una “religione rivelata”, ma seguono la scia dei culti di Heliopolis, a loro volta derivanti da quella che Grimal chiama “solarizzazione” degli dei più importanti, come Amon nella forma sincretista di “Amon Ra”. Questa tendenza, inoltre, ebbe inizio già nell’Antico Regno. Molti studiosi, tra cui lo stesso Grimal, sostengono che sia una forzatura parlare, in questo caso, di monoteismo vero e proprio. 

Akhenaton adorò il Disco solare, già presente nella teologia di Heliopolis durante l’Antico Regno. Il faraone riuscì a concentrare in esso le caratteristiche creatrici divine, rendendo più semplice al popolo percepire il divino senza intermediari, nella sua manifestazione tangibile. Ad Aton attribuì anche il culto funerario, ma Osiride non scomparve dal pantheon egizio. 

La riforma religiosa, però, non uscì, di fatto, dalla cerchia reale trasferitasi nella nuova città. Il popolo, in special modo le classi più umili, continuò a vivere seguendo le tradizioni religiose ed il culto di Aton non apparve poi cosi “rivoluzionario”, dal momento che la sua “struttura” teologica si inscriveva in un solco religioso già tracciato. Inoltre il popolo non si occupava certo di simili speculazioni mistico-teologiche. 

I veri cambiamenti portati dal culto di Aton si ebbero, invece, nel settore economico ed in quello artistico. 


Arte ed economia 

Akhenaton, come già accennato, fece chiudere molti templi, confiscando i beni del clero. Da una parte questo accrebbe l’importanza dell’amministrazione centrale, ma dall’altra innescò il problema della corruzione ed alterò il sistema dell’economia del regno, vanificando il ruolo degli apparati locali. 

Dal punto di vista letterario si continuarono ad insegnare i testi classici, ma i nuovi componimenti poetici si caratterizzarono per una maggiore libertà espressiva. Non solo: la lingua popolare venne introdotta nei testi ufficiali, fino a quel momento redatti nella lingua classica dell’Antico Regno.

Il “realismo” artistico è, forse, ciò che più salta agli occhi osservando i capolavori giunti fino ad oggi. Non solo venne rinnovata la moda, ma anche il modo di raffigurare i sovrani (e non solo): maggiore attenzione ai particolari (per esempio il disegno degli occhi nelle orbite), forme del corpo più accentuate, il celebre “allungamento” degli occhi che assunsero, cosi, la caratteristica forma a mandorla, e quello dell'ovale del volto.

Proprio a causa di queste peculiarità si pensò per molto tempo che Akhenaton fosse affetto da deformità, ma nuovi studi hanno rivelato che si tratta solo di una nuova concezione artistica del corpo umano. 

Il vero cambiamento, davvero rivoluzionario, fu l’introduzione di scene di vita quotidiana nelle rappresentazioni della famiglia reale. I personaggi sono naturali, esprimono sentimenti ed un senso di intimità familiare mai visto prima.

La cosa interessante sta nell’affetto e nel rispetto che univa i due coniugi ed è visibile anche nelle raffigurazioni. 


Conclusioni 

Akhenaton ed Aton furono soggetti, dopo la morte del faraone, alla damnatio memoriae, ragion per cui è molto difficile ricostruire con esattezza la successione. La tomba del faraone venne individuata nel 1917, nella Valle dei Re. Si tratta della KV55.

Si arrivò ad identificare la mummia del faraone solo attraverso studi ed esami, poiché nella toma ogni iscrizione era stata rimossa a colpi di scalpello. 

Ancora oggi Akhenaton è considerato uno dei più grandi faraoni della Storia d’Egitto


Bibliografia 

Grimal Nicolas, "Storia dell'Antico Egitto", ed. Laterzia, 2003; 

Cimmino Franco, "Akhenaton e Nefertiti. Storia dell'eresia amarniana", Bompiani, 2002.

sabato 16 febbraio 2013

Intervista per il sito "Talento nella Storia"

Con grande piacere pubblico qui l'intervista che ho rilasciato al sito "Talento nella Storia" (con il quale presto inizierò una collaborazione), riguardante i progetti dei miei blog, "La Mano di Fatima", "Divine Ribelli" e del mio sito dedicato ad Angelica la Marchesa degli Angeli.  
Grazie a Talento per l'interesse dimostrato nei confronti del mio lavoro :-)

venerdì 8 febbraio 2013

La casa del Profeta Muhammad e le prime moschee

La Grande Moschea di Medina e la tomba del Profeta (XIX sec.)
Le abitazioni dei primi musulmani non avevano uno stile architettonico vero e proprio. 
I beduini si servivano della tenda mentre, mentre nei grandi centri di La Mecca e Medina non esistevano delle tradizioni consolidate in tal senso.

Anche la moschea cosi come la si conosce oggi è il risultato di esperienze, pensiero e tentativi avvenuti nel corso degli anni, non di un’idea istantanea o preesistente. Le prime moschee di cui si hanno notizie sono quelle sorte in Iraq; la prima, a Bassora, consisteva solo di un perimetro tracciato con delle fascine, la seconda, a Kufa, risale al 638 e non aveva mura, ma solo un fossato e quattro frecce scagliate nei punti cardinali a delimitarla.

Nel 641-642 ad Al Fustat il conquistatore dell’Egitto Amr Ibn Al-As fondò una piccola moschea senza corte (venne aggiunta in seguito) che si ispirava alla sala ipostila egiziana.
La semplicità e l’essenzialità di questi primi luoghi di culto è data dal fatto che i musulmani, per pregare, hanno bisogno solo di sapere la direzione della preghiera e di uno spazio abbastanza ampio da accogliere tutti i fedeli. 

Moschea di Roma
Con il tempo, però, per questioni di comodità si preferirono gli spazi coperti e la moschea divenne non solo un luogo di preghiera sacro ed inviolabile, ma anche tribunale, scuola in cui si insegnava il Corano e punto d’incontro per prendere le decisioni riguardanti la comunità.

L’architettura delle moschee venne influenzata dallo schema adottato già nelle sinagoghe e dalle basiliche presenti nella nelle zone romane d’Oriente. 

In origine, inoltre, la direzione della qibla era segnalata dallo stesso Profeta piantando una lancia al suolo, ma solo dall’VIII sec. evidenziata attraverso il mihrab (nicchia). Esclusivamente nella moschea della comunità (masjid al-jama’a) si trova il minbar, ossia il seggio del Califfo, capo della comunità, o di un suo rappresentante, dal quale viene pronunciata la khutba (discorso, sermone) che in un primo momento era solo un discorso politico pronunciato il venerdì e tutte le volte che il capo doveva riferire su importanti questioni legate alla vita della comunità. 

Interno della moschea di Roma
Tra i modelli che ispirarono la struttura della moschea non si può dimenticare la casa del Profeta Muhammad a Medina. Costruita su un terreno quadrato di circa cinquanta metri per lato, l’abitazione appariva molto modesta, sul modello dei caravanserragli e circondata da un muro di mattoni alto circa tre metri. Sul lato nord, sotto una tettoia costruita con il fango, alloggiavano i seguaci meno abbienti del Profeta, che lo avevano seguito da La Mecca; a sud vi era un altro portico che il Profeta Muhammad usava per pregare e ricevere visite e sul lato orientale si alzavano le capanne di fango delle sue mogli.

La casa del Profeta mantenne il carattere privato fino alla morte del terzo califfo Uthman, quando Medina divenne una semplice provincia, una sorta di “città dei ricordi” e la casa divenne un monumento sacro del passato e della gloria di Muhammad. 

Da qui sorse la moschea che tutti conoscono, un’ampia sala circondata da una corte e dai portici, ma il processo per arrivare a ciò non fu breve e subì l’influenza di diversi stili architettonici ed artistici.

 Il “viaggio” del blog tra le moschee più belle e famose del mondo proseguirà nei prossimi post, perché l’arte e l’architettura islamica meritano di essere conosciute per l’originalità e la raffinatezza. 


Bibliografia 

Scerrato, “Le Grandi Civiltà-Islam”, Mondadori, Milano 1972;

Bausani, “Islam”, Garzanti, 1999