mercoledì 29 agosto 2012

Femminismo islamico: cenni di storia

Il femminismo islamico nacque alla fine dell’Ottocento, seguendo le orme dei cambiamenti politici, culturali, sociali e storici innescati dalla nahdah, il fenomeno di rinascita del mondo arabo e islamico.

Nonostante le numerose interazioni tra il femminismo occidentale e quello islamico, quest’ultimo è sempre stato totalmente indipendente dai movimenti per i diritti delle donne europei e americani. 

Inoltre si caratterizzò fin da subito per l’orientamento nazionalista e la forte inclinazione verso il panarabismo. Il femminismo islamico nacque come reazione a due tipi di fattori: i primi, interni, erano legati al contesto sociale e riguardavano la ribellione alla segregazione sessuale attuata nell’Impero Ottomano. 

Le donne benestanti, infatti, uscivano raramente dalle loro case e sempre velate. Non avevano bisogno di lavorare ed erano escluse dalla vita pubblica. Questa segregazione divenne ben presto emblema di prestigio e di un elevato tenore di vita, ma anche di un’esistenza senza sbocchi e spesso opprimente.

I fattori esterni, invece, erano strettamente vincolati al dominio militare, culturale ed economico delle potenze europee e alle loro aspre critiche nei confronti della condizione femminile nell’Islam. 

Le femministe ritenevano che il percorso di liberazione della donna dovesse essere parallelo a quello per l’indipendenza e molti loro discorsi risentivano del sentimento anticolonialista. In più la percentuale di analfabetismo tra le donne era davvero molto alta e, in questo caso, la classe sociale non faceva la differenza. 

Le ragazze iniziarono a studiare verso la fine dell’Ottocento: le più abbienti con precettori privati, solitamente europei; le altre frequentando scuole pubbliche. 

In Egitto, patria di nascita del femminismo islamico, la prima scuola statale femminile venne inaugurata nel 1873. Ma fu solo nel 1929 che un piccolo gruppo di donne poté accedere all’Università del Cairo. 

Non si può dimenticare, inoltre, l’importante ruolo svolto dalle scuole missionarie cristiane, presenti in molti Paesi musulmani. Nei primi anni del Novecento iniziò un interessante dibattito sulla condizione della donna, portato avanti da uomini (parleremo, a breve, dell’influenza di intellettuali come Qasim Amin).

Dagli anni Venti del Novecento, però, anche le donne parteciparono fondando associazioni, salotti letterari femminili e giornali che trattavano apertamente la condizione femminile. Non solo queste riviste erano dirette da donne e si rivolgevano ad un pubblico femminile; ospitavano anche i loro articoli e le loro opere, mettendo in luce, secondo un’ottica femminista, pregi e difetti della condizione femminile dell’epoca. 

Il primo giornale femminile fu “Al-Fatah” (La ragazza), fondato da Hind Nawfal ad Alessandria nel 1892. 

Bibliografia 
 
Leila Ahmed: “Oltre il Velo. La donna nell’Islam da Maometto agli ayatollah”, ed La Nuova Italia, 1995;
Isabella Camera D’Afflitto: “Letteratura araba contemporanea. Dalla Nahdah a oggi”, ed. Carocci, 2006;
Hoda Sha’rawi: “Harem Years. The Memoirs of an Egyptian Feminist 1879-1924”, ed. Feminist Press, 1993;

domenica 26 agosto 2012

Vertigo di Ahmed Mourad

Può un solo uomo cambiare ciò che non va nella realtà circostante? Da dove parte la voglia di libertà e di cambiamento? Bisogna rassegnarsi ad un mondo marcio e meschino, oppure vale sempre la pena lottare, anche quando si rischia grosso? 

Con il suo romanzo, "Vertigo", Mourad ci dice che è giusto, anzi, doveroso sperare e lottare per ciò in cui si crede. La sua storia è una scommessa sul futuro, una piccola rivoluzione che parte dal protagonista, che si chiama Ahmed, proprio come il suo creatore e, come lui, porta gli occhiali e fa il fotografo. 

Ahmed è l’emblema della trasformazione che sta avvenendo nell’Egitto contemporaneo, dei giovani egiziani che “sopravvivono”, ma avrebbero tutto il diritto di “vivere” e pensare al domani con serenità. 

E’ il simbolo stesso di un Paese che ha dato tantissimo alla Storia, ma sembrava aver perso la bussola e la capacità di risollevarsi dalle miserie sociali e politiche che ha dovuto attraversare. 

Il nostro protagonista, uomo qualunque e apparentemente destinato a vivere un’esistenza sbiadita, si trova invischiato in un fatto di sangue: l’assassinio di due uomini d’affari nel celebre bar Vertigo. Testimone dell’orrore, Ahmed non pensa a scappare, ma a scattare foto scottanti del massacro. 

A questo punto può fare due cose: tacere o agire. Sceglie la seconda opzione, più rischiosa, ma indice di grande coraggio. Certo, non può battersi da solo e allo scoperto contro giganti corrotti e spietati, cosi architetta un geniale piano che lo porterà dritto alla soluzione dell’intricato caso del bar “Vertigo”.

Chi si aspetta un libro sulle meraviglie dell’Egitto rimarrà deluso: Mourad descrive l’avidità, la cattiveria, la corruzione, l’ipocrisia, la lascivia di una società in rapido ed inesorabile declino. La storia trascina il lettore in un vero e proprio vortice in cui niente è come appare e la verità è un lusso che soprattutto i potenti non possono permettersi. 

A tal proposito sono da menzionare le descrizioni del Casino Paris, luogo malfamato in cui Ahmed si ritrova a dover lavorare, regno di attricette e ballerine da quattro soldi, che si vendono per poco e di uomini tanto ricchi quanto volgari e viziosi. 

Perfino la stampa è presa di mira: i media non sono garanzia di specchiata moralità, o di attendibilità, bensì uno strumento che, come in un circolo vizioso, corrompe e si lascia corrompere. 

L’autore ha saputo coniugare con intelligenza e talento una ambientazione araba, modelli e stili di vita egiziani con uno stile e una tecnica narrativa occidentali. Non è il primo a farlo; la letteratura araba è piena di esempi di questo tipo, che iniziano con il fenomeno della nahdah. Mourad, inoltre, è dotato di uno stile intrigante, sarcastico e pungente. 

E’ una specie di piccolo Faust egiziano, che irride senza pietà e si fa beffe del potere minaccioso. La censura non lo spaventa, d’altra parte non deve essere stata troppo attenta, se Mourad, ex fotografo di Mubarak, sostiene addirittura che: “ Il regime non ha letto il libro. A queste persone non piaceva affatto leggere. Credo sia stata la mia fortuna”. 

E’ lui a guidarci fino in fondo al vortice dello squallore, ma lo fa con leggerezza, una certa dose di speranza e, perché no, di ottimismo. Vertigo è un romanzo di aperta denuncia, che vi consiglio di non perdere. 

Pur non essendo presente l’Egitto storico, quello che i turisti amano visitare, le superbe origini di questa civiltà sono ben visibili sullo sfondo. 

Molto interessante è anche il ruolo della donna in questo libro: due immagini speculari ci mostrano da una parte le donnette del Casino Paris, dall’altra la sorella del protagonista, donna colta che si è lasciata sottomettere dal subdolo fascino del fondamentalismo religioso. Nel mezzo, come a bilanciare questi due estremi femminili, c’è un’altra figura femminile di spicco: la bella, seria e sfortunata Ghada, di cui Ahmed si innamora perdutamente. 

La critica sostiene che “Vertigo” abbia preannunciato la Primavera Araba. Forse è cosi, ma credo che quest’opera sia anche lo specchio in cui si può riflettere non solo l’attuale generazione egiziana, ma anche tutti quelli che non vogliono darsi per vinti e non possono rassegnarsi a veder crollare il mondo che li ha visti nascere. 

Per chi vuole saperne di più, vi consiglio di leggere la mia recensione di “Vertigo” apparsa sul blog Diario di Pensieri Persi. 

Il Libro

Titolo: Vertigo 
Autore: Ahmed Mourad 
Casa editrice: Marsilio 
Collana: Farfalle 
Traduzione: Barbara Teresi 
Anno: 2012 
Prezzo: 18 euro 

Trama

Al bar Vertigo, locale notturno alla moda, ritrovo per la gente che conta del Cairo, Ahmed Kamàl assiste per caso all'omicidio di due noti uomini d'affari. Fotografo di professione, imprime le immagini della strage sulla pellicola, ed è pronto a farle pubblicare, ma si rivolge al giornale sbagliato: i media del paese sembrano puntare a molta apparenza e poca verità. Intrappolato in una rete di giochi di potere, Ahmed per un po' trova riparo in un locale notturno, popolato da ballerine del ventre e attricette in cerca di gloria, accanto a uomini d'affari e politici: gente influente, persone che al mattino sulle pagine dei giornali sono nemiche, e di notte diventano alleate nel gioco delle parti, tutte riunite nello stesso locale in cerca di donne e alcol, a ostentare la propria ricchezza. Testimone scomodo, Ahmed tuttavia non intende tacere... Accolto in Egitto con grande entusiasmo all'arrivo della primavera araba, Vertigo denuncia il malcostume del paese, senza mai rinunciare all'ironia. Con il suo ritratto schietto di una polizia di stato losca e vendicativa e di una classe politica corrotta, Mourad racconta la difficoltà di trovare un vero modello per le nuove generazioni, il disordine che pervade la nazione, lo stato di vertigine perpetua in cui si confondono ruoli e concetti, dove chi difende i valori morali può subito dopo essere sopraffatto dal proprio interesse personale. Ma tutto questo non gli impedisce di affidare alle sue pagine un messaggio di speranza per i giovani... 

La Critica

"Mourad, che di giorno scattava i ritratti ufficiali di Mubarak mentre di notte scriveva per sfogare la sua rabbia contro il regime, è l'autore di un romanzo sulla corruzione che in Egitto è un bestseller"  
The Guardian 

"Un libro che avrebbe potuto mettere in serio pericolo l'autore, se solo qualcuno del regime l'avesse letto: Vertigo è infatti un ritratto schietto di una polizia di Stato losca e vendicativa, e di una classe politica corrotta"  
The Atlantic Wire

"Un giallo dal sapore egiziano, ma che talvolta sembra portarci nel mondo di John Grisham. E' l'esempio di una nuova generazione di scrittori che finalmente è in grado di raggiungere il grande pubblico anche al di là dei confini arabi"  
Livres Hebdo

Per saperne di più

Dal libro di Mourad è stato tratto uno sceneggiato (musalsal) mandato in onda nelle tv egiziane durante questo Ramadan. 
Ecco il trailer
Sul blog della casa editrice Marsilio trovate, invece,l'intervista all’autore
E ancora  il booktrailer del libro.
Biografia

Ahmed Mourad (Il Cairo 1978) ha studiato cinematografia. Ex fotografo personale di Mubarak, regista e scrittore, ha ricevuto diversi premi per i suoi cortometraggi. Vertigo è il suo primo libro, all'ottava edizione in Egitto, di recente pubblicato anche in UK per Bloomsbury.

lunedì 13 agosto 2012

Vanessa Hessler sarà Shahrazad nella nuova fiction di Rai Uno

L’attrice e modella americana Vanessa Hessler interpreterà Shahrazad nella nuova fiction in due puntate di Rai Uno, “Le Mille e una Notte”. 

Le riprese a Tunisi sono già state ultimate. Ora la troupe si sposterà nel deserto del Sahara per completare il lavoro. "Le Mille e Una Notte", prodotta da LuxVide e Rai Fiction è diretta da Marco Pontecorvo

Sarà una delle fiction di punta dei primi mesi del 2013. Nel cast vedremo, accanto alla Hessler, Marco Bocci (Romanzo Criminale) nelle vesti di Aladino, Massimo Lopez in quelle del genio della lampada e Raffaella Rea (Caccia al Re) che interpreterà la principessa Jasmine. 

Per questa miniserie Vanessa Hessler abbandona la sua splendida chioma bionda per una corvina e, in un’intervista rilasciata al settimanale Tv Sorrisi e Canzoni, in edicola questa settimana, confessa: “Dicono che con le dune e le notti stellate il deserto sia un’esperienza unica. Certo, sarà molto difficile lavorare lì a causa del caldo, ma sono sicura che ne varrà la pena. Anche perché mi aspetta una scena in cui dovrò parlare a … una montagna incantata.” 

Non ci resta che attendere per vedere come la celebre raccolta di novelle verrà trasposta in televisione e quale sarà il risultato finale. 

La Mano di Fatima seguirà la fiction, dedicandole un ampio servizio. 


Fonti per citazione ed immagine 

Settimanale Tv Sorrisi e Canzoni, numero 33 (dall’11 al 17 agosto), pag 20-21.


La Mano di Fatima non va in vacanza, ma rallenta il passo per il periodo di Ferragosto. 
La normale attività riprenderà da fine agosto. 
Buone Vacanze! :-)

giovedì 9 agosto 2012

L’Amore ai Tempi di Bin Laden

Il racconto, scritto dalla giornalista Ebla Ahmed, ha già fatto scintille. Pubblicato per la nuova collana Atlantis, della casa editrice Lite Editions, è diventato un piccolo caso.

Facciamo una premessa: la Lite Editions pubblica narrativa erotica di alta qualità. I racconti sono curati nei minimi dettagli e questa casa editrice sta dimostrando che l’erotismo non è affatto un tabù. 

La novella della Ahmed, ambientata in Yemen, non è certo da meno. Però l’autrice ha subito delle minacce da un gruppo fondamentalista pakistano. L’accusa? Aver parlato esplicitamente di eros, di sessualità. 

Al di là dell’eleganza stilistica dell’autrice, che è evidente, non è condivisibile che uno scrittore non possa esprimersi liberamente. Di questo si è già parlato tanto negli anni, ma è un peccato il fatto che il discorso non sia ancora chiuso. 

E non è che il punto di partenza per un discorso più ampio sui pregiudizi: Se è vero che alcuni musulmani (estremisti o meno) si indignano quando si accosta la sessualità alle donne della loro stessa religione, è vero anche che noi occidentali abbiamo un tipo di atteggiamento di cui siamo, solo in parte, consapevoli. 

Infatti bisognerebbe ricordare ad alcuni, che rimangono a bocca aperta, meravigliati e stupiti appena viene pubblicata un’opera di questo tipo, un fatto imprescindibile: i musulmani non sono sconosciute creature venute dal centro della Terra e nemmeno da qualche irraggiungibile galassia. Si innamorano, soffrono, vivono la sessualità come tutti. E allora che male c’è a parlarne? E’ molto strano che perfino alcuni occidentali si stupiscano di “tali capacità”. 

Si deve sottolineare la parola “alcuni”, perché, per fortuna, questo discorso non tocca la maggior parte dei lettori di narrativa in generale. Prima si è detto che di tale atteggiamento gli occidentali sono solo in parte consapevoli: in effetti è anche un retaggio del passato, un’eredità della visione che l’Occidente ha avuto ed in parte ha ancora dell’Oriente “misterioso” e dell’Islam. 

A tal proposito, vi consiglio di leggere l’interessante opera di Edward Said “L’Orientalismo”. L’autore affronta il discorso in modo completo e vivace. Infine non si può dimenticare che la stessa letteratura araba ed islamica contempla, tra le sue opere, anche classici erotici. 

Perché stupirsi o indignarsi? Leggiamo il racconto senza pregiudizi. Una donna parla di altre donne e di eros. Niente di più normale. 

Per saperne di più

 La pagina del sito “Atlantis” dedicata al racconto di Ebla Ahmed.

mercoledì 8 agosto 2012

Ya’qub Ibn Rafa’il Sanu’ (1839-1912)

Ya’qub Ibn Rafa’il Sanu’, noto anche come James Sanua, nacque al Cairo da una famiglia di origini ebraiche.

Fu giornalista poliglotta, drammaturgo, insegnante presso la Scuola del Politecnico e perfino precettore presso alcune famiglie dell’aristocrazia egiziana. 

Nel 1850 partì per Livorno, città d’origine della sua famiglia, dove si dedicò allo studio della lingua e della letteratura italiana, alla storia dell’arte e alla musica. Sanu’ venne colpito dal fascino del teatro europeo, in special modo da quello francese e italiano. L’incontro con il riformista Al-Afghani lo convinse a diffondere il messaggio nazionalista, che Sanu aveva abbracciato da tempo, attraverso la drammaturgia. 

La sua attività teatrale durò solo un paio di anni, ma fornì un prezioso contributo allo sviluppo del teatro egiziano moderno. L’autore scrisse trenta pièce, alcune in italiano. Purtroppo ne sono giunte fino a noi solo sette. Sanu recuperò dal patrimonio popolare elementi come il Karagoz, la farsa, fondendoli con maestria ed abilità nelle sue opere. 

Il suo primo lavoro andò in scena nel 1870. Si tratta di Ghina’yyah fi’ l-lughah al-ammiyyah (“Un’operetta in ammiyyah”), che narra le avventure in Egitto di un europeo che vuole a tutti i costi entrare nell’harem del sultano.

Il talento di Sanu venne ben presto notato dal khedivé Ismail, che lo invitò a mettere in scena le sue opere a palazzo. Fu lo stesso khedivé a coniare per lui il soprannome Muliyr Misr, Molière d’Egitto. Il rapporto tra i due, però, si incrinò quasi subito; Ismail, infatti, non tardò a rendersi conto che l’oggetto della satira del suo protetto era proprio lui. 

Sanu lo accusava di essere un suddito delle potenze europee e di avere completamente dimenticato le zone rurali dell’Egitto, abbandonandole al loro destino. Nel 1872 avvenne la rottura definitiva tra il khedivé ed il drammaturgo. Quest’ultimo non si arrese e continuò l’attività politica fino a che non venne costretto all’esilio in Francia, dove continuò fino alla fine a scrivere articoli e opere teatrali destinate più alla lettura che alla rappresentazione. 

Sanu scrisse le sue pièce in ammiyyah (dialetto egiziano), ma gli attori non disponevano di veri e propri copioni, bensì di canovacci che era possibile modificare in qualunque momento. Gli attori erano tutti uomini ed i temi per lo più a carattere sociale: poligamia ( a cui Sanu si dichiarò sempre contrario) o matrimoni combinati, per esempio. 

Il drammaturgo scrisse anche un’opera che lo toccava da vicino, riguardante l’attività teatrale ed i rapporti con le autorità: Muliyr Misr wa ma yuqasih (“Il Molière d’Egitto e le sue sofferenze”). 

Sanu non fu solo uno dei pionieri del teatro arabo, ma anche un uomo capace di difendere ciò in cui credeva e di ricominciare ogni volta con determinazione, a dispetto delle vicissitudini e dell’ira dei potenti del suo tempo.


Bibliografia 

Ruocco Monica, “Storia del Teatro Arabo. Dalla Nahdah a oggi”, Carocci, 2010

domenica 5 agosto 2012

La Città di Pan di Zenzero

Il libro di Jennifer Steil è uscito lo scorso giugno, quando questo blog ancora non esisteva. E’ un’opera che rappresenta una novità nel panorama editoriale dedicato al mondo arabo, dunque La Mano di Fatima non può non presentarlo al pubblico. Chi non lo ha letto o se lo è lasciato scappare, potrebbe esserne incuriosito. Infatti è la storia di un incontro tra due culture diverse, capace di cambiare il corso delle esistenze e deviare i destini. E’ la scoperta di un mondo non cosi lontano dal nostro, in cui si stringono amicizie al femminile e la solidarietà prende il posto dell’individualismo. La storia è ambientata in Yemen, a San’a. Una single di New York, Jennifer, si ritrova proprio nella capitale per tenere un corso di giornalismo. Tutto sembra dover avere un inizio ed una fine ben precisi. Ma il destino ed il magnetismo millenario di San’a rimettono in gioco tutte le certezze di Jennifer. 

Il Libro 

Titolo: La Città di Pan di Zenzero 
Autore: Jennifer Steil 
Casa editrice: Piemme 
Collana: Voci 
Pagine: 462 
Prezzo: 9.90 euro 
Anno: 26 giugno 2012 

Trama 

Ai nostri piedi si stendeva la fantasia di pan di zenzero che è la Città Vecchia di San’a: un agglomerato di case quadrate color biscotto, decorate con quella che ha l’aspetto di glassa bianca, circondato da mura spesse e alte. Non avevo mai visto una città così bella. Quando arriva nello Yemen da New York, dove vive, Jennifer pensa di doversi fermare tre settimane, la durata del corso di giornalismo che è stata invitata a tenere. Ma San’a, la capitale, con la sua storia millenaria, le case dai muri che sembrano dolci golosi, i profumi di spezie, il sapore indimenticabile dei melograni, la conquista irrimediabilmente, come qualcosa di bellissimo da cui non si riesce a staccare gli occhi. Anche i rapporti umani sono magici e intensi, in particolare con le donne, sulle quali poggiano tutte le contraddizioni di un mondo in bilico tra passato e innovazione. Molte delle loro storie si intrecciano alla sua, in una rete di amicizia e solidarietà. E inevitabilmente, in questa atmosfera sospesa e sensuale, in cui tutto si acuisce, la newyorkese single convinta troverà forse casa anche al cuore. 

Per saperne di più

Se volete leggere un capitolo del libro, cliccate sulla pagina dedicata al libro, sul sito della casa editrice Piemme 

Biografia 

Jennifer Steil, giornalista, ha scritto per The Week, Time e Life. Oggi vive a San’a, in Yemen, con il suo compagno e la loro figlia. E’ stata editor per Yemen Observer e Playgirl. Si è trasferita in Yemen nel 2006.

venerdì 3 agosto 2012

Colazione al Cairo

Un amore proibito. Un popolo in lotta per la libertà. Il romanzo simbolo della primavera araba. 

Amore e rivoluzione: un binomio intrigante e di attualità. Una donna ricca ed indipendente trascinata dalla corrente della passione e degli avvenimenti politici e sociali dell’Egitto in rivolta. Un romanzo sulla Primavera Araba, ma anche sui sentimenti e sulle scelte di vita. Protagonisti che rappresentano la voglia di cambiamento e modernità, che non significa rinuncia alle radici culturali e religiose. Un romanzo che non può mancare nella vostra libreria. Non solo la storia di una donna, bensì le vicende di un popolo e di una nazione tra le più importanti nel mondo arabo-islamico. Libertà, lotta, amore, avventura, trasformazione: le parole chiave di Colazione al Cairo.

Il libro

Titolo: Colazione al Cairo 
Titolo originale: Agnihatu-l-faràsha 
Autore: Mohamed Salmawy
Casa editrice: Giunti 
Pagine: 224 
Prezzo: 9.90 euro 
Anno: prima edizione 2011; prima edizione italiana luglio 2012 

Trama

Nel vento della rivoluzione, la storia di una passione proibita. Il bestseller che ha conquistato l'Egitto Doha è una donna bella e altolocata, una stilista di successo, abituata a far valere i suoi privilegi. Le sue serate scorrono tra feste esclusive ai piani alti dei grattacieli, lontane anni luce dagli avvenimenti politici che scuotono il Cairo. Quando una mattina resta bloccata nel traffico a causa dei disordini di piazza Tahrir, va su tutte le furie: che diavolo vuole quella folla urlante che rischia di farle perdere l’aereo? Quell’aereo deve portarla in Italia, dove presenterà la sua nuova collezione al jet-set internazionale. Ma è sufficiente una telefonata al marito perché la polizia apra subito un varco e faccia passare l’auto su cui viaggia. Doha non sa ancora che entro poche ore non guarderà più quella piazza allo stesso modo, come non sa che l’uomo seduto accanto a lei sull’aereo, quell’uomo con la barba nera che la tempesta di domande, è un leader dell’opposizione, un uomo magnetico, pieno di forza e di slancio, disposto a tutto pur di difendere quello in cui crede. E quando a Roma, prima di salutarla davanti all’albergo, lui le regala una rosa rossa, Doha sente che quel fascino sta per risvegliare qualcosa in lei, mettendo in discussione tutto: il suo stile di vita, la sua carriera, il suo matrimonio. Travolgente come un fiume in piena, Colazione al Cairo è la storia meravigliosa di una passione: di una donna per un uomo, di un uomo per il suo Paese e di tutti coloro che durante la Primavera araba si sono battuti per la libertà. 

Un Estratto dal libro

“Doha ebbe la sensazione che le stesse dicendo addio e che quello sarebbe stato l’ultimo incontro di un’amicizia nata la mattina e forse finita la sera stessa. Lui tese la mano e lei, stringendogliela, sentì la sincerità e il calore pervaderle il braccio infreddolito dall’aria notturna. Poi si girò incamminandosi verso l’albergo, con la rosa rossa fra le dita”. 

La Critica 

“Se le autorità egiziane leggessero romanzi come questo, invece dei rapporti della polizia, probabilmente ciò che si è verificato in piazza Tahrir non sarebbe mai accaduto”. 
Alsharq Al-Awsat Newspaper, principale quotidiano arabo nel mondo 

Per saperne di più 

Consultate la pagina del sito della Giunti dedicato al libro. Troverete la presentazione del romanzo e gli articoli apparsi sui principali giornali italiani.

Biografia

Mohamed Salmawy (Cairo, 1945) è uno dei più influenti intellettuali egiziani contemporanei. È presidente dell’Unione degli scrittori egiziani, segretario generale dell’Unione degli scrittori arabi, caporedattore del settimanale in lingua francese Al-Ahram Hebdo, giornalista del quotidiano in lingua araba Al-Ahram..