martedì 7 maggio 2019

Il Pakistan vieta i matrimoni prima dei 18 anni

Foto: Getty Images

Il Pakistan approva in Senato una legge che vieta i matrimoni prima dei 18 anni. Si tratta di una svolta importante per impedire il dramma, purtroppo attualissimo, delle spose bambine. 

Lo scorso 29 aprile il Senato pakistano ha approvato una legge che eleva l’età per contrarre matrimonio da 16 a 18 anni, modifica importantissima che consente una svolta sui diritti umani e, in particolare, su quelli dei minori nel Paese. La riforma si propone di ridurre “il rischio di matrimonio infantile prevalente nel Paese” e salvaguardare “la donna dallo sfruttamento”. 

Chi non la rispetterà verrà punito con un massimo di 3 anni di carcere e una multa da 100 rupie (circa 630 euro). È stata presentata dalla senatrice Sherry Rehman, ma ci sono voluti 3 mesi prima che venisse discussa e approvata. La senatrice Rehman è già da tempo nel mirino dei fondamentalisti per la sua posizione molto critica nei confronti della legge antiblasfemia, tanto che nel 2011 ha dovuto lasciare il Pakistan. Ora la legge sui matrimoni deve superare un ultimo ostacolo prima di divenire effettiva, ovvero il parere dell’Assemblea Nazionale. In Senato la riforma è passata con 104 voti a favore, 5 contrari e l’astensione del partito di maggioranza. Tra i contrari anche il Ministro degli Affari Religiosi e quello per gli Affari Parlamentari. 

L’opposizione islamista promette battaglia su due fronti, uno religioso, l’altro politico, entrambi strettamente correlati: secondo chi è contrario alla legge, infatti, il Corano prevedrebbe il matrimonio già durante la pubertà, mentre dal punto di vista religioso-politico l’innalzamento dell’età valida per contrarre matrimonio comporterebbe uno svilimento del potere dei leader religiosi, una sorta di svuotamento del loro ruolo e delle loro prerogative in favore di una riforma che non ha più una base coranica, ma una civile, più “laica”. 

Questa legge vuole proteggere in particolar modo le spose bambine, costrette a sposare uomini molto più grandi e private, così, di qualunque diritto e tutela. Le Nazioni Unite stimano che una bambina su tre sia obbligata alle nozze molto prima dei 18 anni, a causa della povertà e dell’ignoranza delle famiglie, le quali non possono provvedere al sostentamento delle figlie. Purtroppo le giovanissime sono costrette al matrimonio anche in seguito a rapimenti. 

Un’indagine dell’Unicef, invece, evidenzia che il Paese abbia il numero più alto di spose bambine, due milioni circa. In Pakistan vi sono casi di ragazzine cristiane o induiste, per esempio, portate via con la forza ai genitori e costrette a convertirsi alla fede islamica. Molto spesso, quando una bambina viene rapita, per la famiglia è praticamente impossibile riportarla a casa e la questione della conversione, seppur forzata, viene vissuta dai parenti della minore come una circostanza a cui non si può porre rimedio in alcun modo. Esiste anche un rituale Vani o Swara, che consente alle famiglie di pagare debiti o risolvere le controversie dando in spose le loro figlie. 

Il fatto che la legge sia passata al Senato rappresenta una grande rivoluzione per il Pakistan e per il riconoscimento dei diritti delle donne e delle bambine nel Paese. Nasir Said, capo del Centre for Legal Aid, Assistance and Settlement, un’organizzazione che si occupa della tutela dei cristiani perseguitati in Pakistan, ha dichiarato: “L’approvazione della legge è molto positiva, tuttavia la sua attuazione sarà altrettanto importante e se il governo mancherà di renderla efficace, come è stato in passato per altre leggi, pochi ne beneficeranno. In particolare tra le minoranze, dove è radicata la paura che le loro figlie vengano rapite, costrette alla conversione e a sposare contro la propria volontà i sequestratori”. 

Nasir Said ha sollevato delle questioni imprescindibili: la prima riguarda la concretizzazione della legge. Il testo deve tradursi in realtà e non rimanere su carta, ovvero la legge deve essere fatta rispettare. Se vi è questa sicurezza possono ridursi i casi di sequestro (e, speriamo, scomparire del tutto) e, di conseguenza, si affievolirà la paura di vedere le proprie figlie ridotte in schiavitù, rapite, costrette a convertirsi.

 Approvare definitivamente questa legge significa anche agire in modo da cambiare, col tempo, la consuetudine dei matrimoni tra minori, ostacolo da non sottovalutare nella fase di attuazione. Finora in Pakistan la legge di riferimento in materia era il Child Marriage (Restraint), che fissa l’età minima per contrarre matrimonio a 16 anni per le ragazze e 18 per i ragazzi. Questa legge, però, contravviene alla Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti dell’Infanzia, ratificata dal Pakistan, in cui ogni essere umano al di sotto dei 18 anni è considerato un bambino.

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