lunedì 20 aprile 2020

Il Ramadan ai tempi del Coronavirus

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Quest’anno il Ramadan avrà un’atmosfera e un sapore diversi. La normale routine dei festeggiamenti verrà stravolta per evitare la diffusione del contagio. Forse in futuro questo momento verrà ricordato come il “Ramadan della quarantena” o “del lockdown”, oppure ancora il “Ramadan ai tempi della pandemia”. 

A pochi giorni dall’inizio del mese sacro, il prossimo 23 aprile (se sarà possibile l’avvistamento della Luna crescente), i musulmani sono divisi sull’opportunità di rispettare il digiuno, su come debbano pregare e festeggiare in questo periodo. Per quanto riguarda la preghiera, è ovvio che non sarà possibile recarsi in moschea o compiere il pellegrinaggio rituale a La Mecca. 

I luoghi di culto, infatti, sono stati chiusi a causa dei pericoli per la salute. L’Arabia Saudita, il Paese del Golfo Arabo più colpito dal Coronavirus con ben 9362 casi, è blindata e non permette l’ingresso dei pellegrini. Il Gran Mufti d’Arabia Saudita, Abdul Aziz al-Shaikh ha dichiarato: “Per quest’anno i fedeli sono tenuti a fare la preghiera notturna in casa per l’emergenza sanitaria e per tutelare la salute delle persone ed evitare il contagio”. 

Pensate che sono state chiuse, per esempio, anche la Moschea Blu di Istanbul e la Cupola della Roccia a Gerusalemme. I muezzin hanno modificato il loro invito alla preghiera in moschea, sostituendolo con la frase “pregate nelle vostre case”. Il mondo islamico sembrerebbe compatto di fronte alla pandemia invece, purtroppo, non è così. Come ci informa Asia News alcune settimane fa in Pakistan i fedeli hanno voluto riempire le moschee, in una sorta di inutile “sfida” al virus che, purtroppo, potrebbe aggravare il bilancio dei malati e dei morti. 

Comunque in generale le preghiere, le riunioni e le conferenze dedicate al Ramadan si svolgeranno in streaming per permettere a tutti di partecipare senza muoversi dalle loro abitazioni. Per quanto riguarda, invece, l’obbligo del digiuno, sunniti e sciiti si trovano su due fronti contrapposti. I primi sarebbero assolutamente contrari alla possibilità di sospenderlo e, magari, sostituirlo con delle donazioni ai più bisognosi; i secondi, al contrario, ritengono che sarebbe opportuno sospendere il digiuno qualora questo arrecasse danni alla salute durante il periodo di emergenza. 

Il primo a paventare l’eventualità di una rinuncia a tale obbligo è stato l’ex leader del partito algerino “al-Tajdid”, Nouriddine Boukrouh, il quale ha scritto su Facebook: “Rappresenta un pericolo per la salute e potrebbe favorire la diffusione del Coronavirus”. Inutile dire che il post ha scatenato una marea di commenti contrari e favorevoli e una polemica che ancora non si placa. La controversia è stata analizzata anche dagli studiosi della celebre Università di al-Azhar al Cairo. 

La Fatwa emessa esprime la chiara presa di posizione di questa eminente autorità religiosa sunnita: “Ad un musulmano non è permesso rompere il digiuno a Ramadan a meno che medici e Scienza non provino che il digiuno mette a rischio la vita a causa del virus. E questo fino a prova contraria non è mai stato provato”. L’ayatollah al-Sistani, eminenza dell’Islam sciita, sarebbe di tutt’altro avviso e sul suo sito ufficiale afferma: “Se un musulmano teme di essere infettato dal Coronavirus se digiuna anche se prende tutte le precauzioni del caso, allora l’obbligo del digiuno cade”. Per l'ayatollah il digiuno è un obbligo individuale che può decadere per motivi di salute.

Il digiuno divenne una pratica obbligatoria nel secondo anno dell’egira, cioè della migrazione del Profeta Maometto e dei primi musulmani da La Mecca a Medina. La questione che i fedeli e le autorità religiose devono affrontare quest’anno è in bilico tra fede e scienza, molti vicina all’ambito della bioetica. Digiunare dall’alba al tramonto potrebbe comportare un indebolimento del fisico, possibilità che bisognerebbe evitare in vista di una possibile lotta contro il Coronavirus, uno scontro in cui l’organismo ha bisogno di tutta la sua energia. 

Sembra che le autorità religiose non contemplino l’opzione di un digiuno futuro, magari quando il mondo sarà uscito dall’emergenza. Dunque è possibile che il mondo islamico si ritrovi letteralmente spaccato di fronte all’emergenza, proprio in uno dei periodi più importanti per l’Islam, cioè il Ramadan, il mese sacro in cui Maometto ricevette la prima rivelazione del Corano.

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