sabato 24 novembre 2012

Khadija: una imprenditrice ante litteram

Khadija al-Khubra, di Guillaume Rouillé (1553)
La prima moglie del Profeta Muhammad, donna forte, intelligente ed “imprenditrice di se stessa”: Khadija bint Khuwaylid (556-619) fu una dei primi seguaci dell’Islam. La sua famiglia apparteneva alla tribù dei Banu Quraysh, la stessa di Muhammad, ma al clan dei Banu ‘Adi (il profeta, invece, a quello dei Banu Hashim). 

Figlia di un ricco mercante de La Mecca, Khuwaylid ibn Asad (morto nel 585 circa) e di Fatima bint Zaidah (morta nel 575 circa), mandò avanti da sola, con sicurezza e coraggio, l’attività paterna, dopo essere rimasta vedova per due volte. Khadijia dimostrò di essere tutt’altro che una donna sottomessa e fragile, accrescendo le sue ricchezze e la sua fama. 

La sua intelligenza insieme alla grande e celebre bellezza ne fecero una donna eccezionale e molto desiderata. Presto le giunse all’orecchio l’eco delle capacità e dell’onesta del giovane Muhammad, cosi lo prese con sé in qualità di fiduciario, consentendogli di gestire i commerci della sua carovana verso Yemen e Siria. Infatti Khadija non viaggiava mai, ma si serviva di amministratori fidati che incaricava personalmente.

I due si innamorarono e Muhammad chiese la mano della ricca vedova attraverso intermediari, come era costume all’epoca. Il loro fu un matrimonio d’amore e finché Khadija visse, Muhammad non prese altre mogli. 

La sposa aveva 15 anni più di suo marito ed al momento del matrimonio era una splendida quarantenne. Dopo le nozze decise di ritirarsi dall’attività commerciale, che affidò completamente al giovane Muhammad e si occupò dei loro figli, quattro femmine (Ruqayya, Zaynab, Umm Khulthum e la celebre Fatima, sposa di Ali) e due maschi morti ancora bambini (Al-Qasim ed Abdallah) . A tal proposito, però, le fonti sono discordanti: alcune parlano di sei, altre addirittura di otto figli. 

Fu la prima a cui Muhammad disse di aver ricevuto la Rivelazione da Dio tramite l’Arcangelo Gabriele. Con lui condivise coraggiosamente il boicottaggio, le calunnie e le minacce dei politeisti, che non vedevano di buon occhio un culto monoteista che avrebbe potuto spazzare via gli dei de La Mecca e dunque anche i guadagni derivanti dai numerosi pellegrinaggi. 

Khadija morì nel 619, lo stesso anno della dipartita dello zio del Profeta, Abu Talib ibn ‘Abd Al-Muttalib, che lo aveva cresciuto ed era diventato suo tutore alla morte della madre, Amina bint Wahb e del nonno ‘Abd Al-Muttalib, (Muhammad, infatti, era già nato orfano di padre).

La morte di Khadija, avvenuta dopo venticinque anni di matrimonio, scavò un solco doloroso e profondo nell’animo di Muhammad ed il suo ricordo rimase sempre vivo in lui. La donna, in vita, si guadagnò la fama di donna dolce, onesta e virtuosa. Numerosi furono gli appellativi che le vennero attribuiti, come “Khadija la Grande” o “Khadija la Pura”.

Khadija fu davvero speciale: abbracciò il neonato Islam senza pensarci due volte, sopportò con pazienza e tenacia tutte le dure prove che ne derivarono, tentò in tutti i modi di proteggere il marito e tra loro regnò sempre armonia e rispetto reciproco. Il loro amore si consolidò con il tempo e nemmeno la morte riuscì a spezzarlo

A quanto pare perfino la consorte prediletta di Muhammad, A’isha, era gelosa del ricordo e della venerazione che il Profeta nutriva per la sua prima moglie. Bisogna dire che Muhammad si circondò di donne dal carattere molto forte. La stessa A’isha fu intrepida, scaltra, impavida ed appassionata. 

A tal proposito vorrei segnalarvi un articolo che ho scritto su di lei. Khadija ed A’isha furono molto diverse tra loro, ma ad accomunarle non fu solo l’amore per Muhammad, bensì l’audacia, l’energia, la voglia di vivere la vita completamente. 

Il tempo le rende distanti anni luce, ma siamo certi che siano cosi lontane da noi? Khadija non è forse una sorta di “businesswoman ante litteram”? Ed A’isha non vi ricorda una grande regina, o un politico ed abile stratega? Da loro possiamo imparare molto. Due figure attualissime che l’Uomo non può e non deve dimenticare.

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